domenica 16 dicembre 2012
4 CARABINIERI "GIUSTI TRA LE NAZIONI"
venerdì 30 novembre 2012
L'ARCIVESCOVO GIUSTO TRA LE NAZIONI
Il Cardinale Angelo Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze che salvò centinaia di ebrei, è stato riconosciuto dallo Yad Vashem come "Giusto tra le Nazioni"...
QUI UN ARTICOLO
martedì 13 novembre 2012
L'ANNO DI KORCZAK
Interessante convegno a Genova per l'anno dedicato al famoso medico, scrittore, pedagogista e resistente del Ghetto di Varsavia. Il 2012 segna infatti il 70 anniversario della sua tragica morte a Treblinka, e il 100° anniversario della fondazione della “Casa degli Orfani” in via Krochmalna a Varsavia.
QUI IL PROGRAMMA
mercoledì 31 ottobre 2012
giovedì 18 ottobre 2012
giovedì 6 settembre 2012
I ragazzi con la Stella di David
QUI!
domenica 22 luglio 2012
22 luglio 1942: Treblinka
Il 22 luglio del 1942, 70 anni fa, cominciò lo sterminio
degli ebrei di Varsavia: la così detta liquidazione del Ghetto. Lo vogliamo
ricordare segnalando un paio di libri. Il primo: “Il ghetto di Varsavia lotta”,
di Marek Edelman (Giuntina), le memorie del famoso resistente, scomparso,
novantenne, qualche anno fa. Quel 22 luglio partì il primo treno che diede
inizio alla grande deportazione verso Treblinka, dove furono sterminati, in
meno di otto mesi, 800 mila ebrei. Treblinka fu un puro campo di sterminio, non
aveva baracche, nessuna vittima vi trascorse una sola notte. Il binario moriva in una finta stazione, su
un piazzale dove l’omicidio poteva solo essere ritardato. Il Ghetto di Varsavia
esalerà l’ultimo respiro nel maggio del 1943 dopo una disperata difesa, ma da
quelle ceneri ancora fumanti stava già risorgendo il futuro del popolo di
Israele, come ci ricordano le ultime parole di Mordechai Anilewicz, il
comandante dell’Organizzazione di combattimento, scritte durante la battaglia:
“L'ultimo desiderio della mia vita si è avverata. L’autodifesa ebraica è
diventato un dato di fatto. Vendetta e resistenza ebraica sono diventati di
attualità. Sono felice di essere stato uno dei primi combattenti ebraici nel
ghetto. Ora, da dove ci verrà il soccorso?"
Il soccorso era ancora lontano, ma nemmeno troppo. L’avanzata dell’Armata Rossa verso Berlino era
già cominciata. Tra quei soldati c’era Vasilij Grossman, il primo scrittore e
il primo ebreo combattente a trovarsi di fronte alla realtà di quella cosa che
ancora non si chiamava Shoah. Per un strano gioco del destino Grossman incontrò
quella realtà, che poi lo condizionerà per il resto della sua vita di scrittore
e di uomo, proprio nei suoi luoghi natali, in Ucraina, a Berdicev, dove cercò
invano la fossa dove era stata gettata la madre. In un articolo dell’ottobre di
quell’anno lo scrittore dice di avere l’impressione di compiere un viaggio
indietro nel tempo. Allontanandosi da Stalingrado, dove si era sentito
pienamente uomo tra altri uomini in uno schietto senso di uguaglianza, in quel
viaggio cominciò a prendere coscienza della sua identità ebraica, come
diversità e problema all’interno della società sovietica. “L’inferno di
Treblinka” di Vasilij Grossman, è stato ristampato da Adelphi (2011). L’autore,
che può essere considerato il primo scrittore di memoria della Shoah, non operò
solo in termini documentaristici, in presa diretta, per così dire, com’era
naturale essendo egli corrispondente di guerra, ma con quel distacco che solo
il grande artista poteva mettere in campo, fino a farne indagine delle radici
del male nella storia umana. Grossman entrando al campo ci descrive il terreno
sabbioso, i pini, l’erica e gli arbusti, le massicciate tristi e annerite della
ferrovia, le erbacce che vi crescono intorno; il suo sguardo implacabile eppure
incredulo sulla realtà dei fatti, è lo stesso che abbiamo anche noi tanti
decenni dopo: lo sguardo di chi sa ormai tutto e, ugualmente, si sente senza
risposte. Nonostante tutto sia scritto, semplicemente le domande non possono
esaurirsi. Continueranno ad accompagnarci, anche quando se ne saranno andati
gli ultimi testimoni diretti. Quando poi tra centinaia di anni di tutto questo
si parlerà come di una leggenda, forse le vittime, “coloro che non ce l’hanno
fatta” o “coloro che non hanno più voce”, come le chiamava lo scrittore, continueranno
a parlare nei sogni. Grossman scrisse due lettere alla madre morta. La prima
nel 1950 e la seconda nel settembre 1961, in due momenti critici della sua attività
di scrittore alle prese con l’ostracismo del regime sovietico che lo ridusse
lentamente al silenzio. “Cara Mamma, sono venuto a sapere della tua morte
nell’inverno del 1944…Eppure già dal settembre 1941 sentivo nel mio cuore che
te ne eri andata. Mentre ero al fronte, infatti, una volta ho fatto un sogno…”.
di Primo Fornaciari
(articolo apparso sulla Voce di Romagna del 22/7/2012)
sabato 23 giugno 2012
Ebrei e cristiani fratelli
Nasce il sito della federazione italiana delle amicizie ebraico-cristiane.
"Scopo fondamentale della Federazione è di favorire e sviluppare la conoscenza, la comprensione,il rispetto e l'amicizia tra Ebrei e Cristiani in una prospettiva di apertura e di dialogo con le religioni e gli uomini tutti,al fine di creare una convivenza umana dalla quale sia esclusa per sempre ogni forma di incomprensione e di odio. La Federazione si impegna a combattere l'antisemitismo e l'intolleranza in ogni sua manifestazione"
(art. 2 dello statuto nazionale).
Anche il ricordo dei soldati ebrei del "Palestine Regiment", dà il suo contributo a questa meritoria iniziativa di pace.
domenica 3 giugno 2012
Italia e Israele unite...
...67 anni dopo, dai soldati della Brigata Ebraica.
Questo l'auspicio espresso dal Col. Yehu Ofer, ma anche il sentimento di tutti i partecipanti alla riuscita celebrazione del 31 maggio.
QUI l'articolo...
Questo l'auspicio espresso dal Col. Yehu Ofer, ma anche il sentimento di tutti i partecipanti alla riuscita celebrazione del 31 maggio.
QUI l'articolo...
lunedì 28 maggio 2012
CELEBRAZIONI BRIGATA EBRAICA 2012
COMMEMORAZIONE DEL 67° DELLA COSTITUZIONE DELLA
"BRIGATA EBRAICA"
Giovedì 31 Maggio 2012 alle ore 10,30
presso il Cimitero di
Guerra Alleato di PIANGIPANE
Per ricordare e non dimenticare coloro che hanno contribuito
a rendere la
nostra terra libera e democratica.
Alla solenne cerimonia prenderanno parte il Sindaco di
Ravenna signor Fabrizio Matteucci, il Presidente delle Comunità Ebraiche
Italiane Avv. Renzo Gattegna, l'Addetto Militare presso l'Ambasciata d'Israele
Col. Yehu Ofer, il Rabbino Capo di Ferrara e delle Romagne Rav. Luciano Caro, Autorità istituzionali e
le Associazioni di ex-Combattenti, una delegazione di studenti dell’I.C.
F.Foresti di Conselice finalisti al concorso “Storia e Memoria” con una ricerca
sulla Brigata Ebraica.
domenica 13 maggio 2012
14 maggio 1948. Buon compleanno Israele
"Si era mai udita una cosa simile? Si era mai vista una cosa così?
Un paese nascere in un sol giorno?
Una nazione che viene partorita in un istante..."
Isaia 66,8
Un paese nascere in un sol giorno?
Una nazione che viene partorita in un istante..."
Isaia 66,8
sabato 5 maggio 2012
La Colonna della Libertà
Si è svolta l'edizione 2012 della Colonna della Libertà, rievocazione storica dell'impegno degli Alleati per la liberazione d'Italia.
Dopo 67 anni, anche le insegne della Brigata Ebraica sono tornate ad attraversare le città e i paesi d'Italia...
Dopo 67 anni, anche le insegne della Brigata Ebraica sono tornate ad attraversare le città e i paesi d'Italia...
Column of
Liberty.
The Jewish
Brigade again on Italy roads.sabato 21 aprile 2012
67° anniversario della Liberazione
Liberation day in Italy.
La Brigata Ebraica sul fronte del Senio, pochi giorni prima dell'attacco finale.
Jewish Brigade on the Senio front, some days before the last attack.
La Brigata Ebraica sul fronte del Senio, pochi giorni prima dell'attacco finale.
Jewish Brigade on the Senio front, some days before the last attack.
BUON 25 APRILE A TUTTI!
domenica 15 aprile 2012
15 aprile 1945
La liberazione di Bergen Belsen
La mattina del 15 aprile 1945 (anche quell’anno il calendario segnava domenica) i carristi dell’undicesima Divisione corazzata inglese avanzavano sui loro carri armati Sherman verso il campo di sterminio di Bergen Belsen. Quei soldati venivano da mesi durissimi di guerra; reduci da battaglie dalla Normandia fino al Reno oltre le cui rive ricacciarono i tedeschi, in quell’ultimo decisivo anno di guerra contarono qualcosa come 1820 compagni caduti. Ma non avevano ancora visto niente di così orribile come Bergen Belsen. Quella mattina di 67 anni fa attraversarono i fitti boschi intorno al campo, in parte incendiati dai duri scontri dei giorni precedenti, e arrivarono ai reticolati.
(...)
Il fetore ammorbava l’aria, cataste di cadaveri insepolti, una umanità dolente che trascinandosi vagava avvolta in stracci putridi. Eppure il campo di Belsen, nelle intenzioni di Hitler e Himmler, doveva esser un “campo di detenzione”, un campo “diverso”, utile a mantenere in vita i prigionieri, in maggioranza ebrei, allo scopo di ottenere un riscatto per il loro espatrio. In realtà, soprattutto negli ultimi mesi, si rivelò un vero e proprio campo di sterminio. Forse peggiore degli altri più noti, dove almeno, nel sistema industriale di massacro, per molti la morte avvenne di corsa. A Belsen si morì di una morte lenta, di fame e di sete, tra febbri tifoidee e dissenteria. Alla fine del ’44 il campo era ormai al collasso per l’arrivo continuo di vagoni dai campi di sterminio evacuati dell’Europa orientale. Negli ultimi due mesi, con una grave epidemia di tifo che imperversava, il campo venne praticamente abbandonato dai carnefici. In questo vero e proprio inferno, tra le migliaia di persone che alla fine del 1944 furono trasferite da Auschwitz, si trovò anche una ragazzina olandese di quindici anni di nome Anna Frank.
(...)
La mattina del 15 aprile 1945 (anche quell’anno il calendario segnava domenica) i carristi dell’undicesima Divisione corazzata inglese avanzavano sui loro carri armati Sherman verso il campo di sterminio di Bergen Belsen. Quei soldati venivano da mesi durissimi di guerra; reduci da battaglie dalla Normandia fino al Reno oltre le cui rive ricacciarono i tedeschi, in quell’ultimo decisivo anno di guerra contarono qualcosa come 1820 compagni caduti. Ma non avevano ancora visto niente di così orribile come Bergen Belsen. Quella mattina di 67 anni fa attraversarono i fitti boschi intorno al campo, in parte incendiati dai duri scontri dei giorni precedenti, e arrivarono ai reticolati.
(...)
Il fetore ammorbava l’aria, cataste di cadaveri insepolti, una umanità dolente che trascinandosi vagava avvolta in stracci putridi. Eppure il campo di Belsen, nelle intenzioni di Hitler e Himmler, doveva esser un “campo di detenzione”, un campo “diverso”, utile a mantenere in vita i prigionieri, in maggioranza ebrei, allo scopo di ottenere un riscatto per il loro espatrio. In realtà, soprattutto negli ultimi mesi, si rivelò un vero e proprio campo di sterminio. Forse peggiore degli altri più noti, dove almeno, nel sistema industriale di massacro, per molti la morte avvenne di corsa. A Belsen si morì di una morte lenta, di fame e di sete, tra febbri tifoidee e dissenteria. Alla fine del ’44 il campo era ormai al collasso per l’arrivo continuo di vagoni dai campi di sterminio evacuati dell’Europa orientale. Negli ultimi due mesi, con una grave epidemia di tifo che imperversava, il campo venne praticamente abbandonato dai carnefici. In questo vero e proprio inferno, tra le migliaia di persone che alla fine del 1944 furono trasferite da Auschwitz, si trovò anche una ragazzina olandese di quindici anni di nome Anna Frank.
(...)
Ricordiamo la liberazione di Bergen Belsen e la vita
miracolosamente ritrovata per migliaia di persone. L’impegno finale dei
sionisti (tra cui una manciata di soldati della Brigata Ebraica rimasti al
campo fino alla fine) che convinsero gli Alleati che bisognava ascoltare le
richieste degli ultimi prigionieri: essere riportati a casa in Israele. Erano gli
ottomila ebrei polacchi ormai senza patria in Europa, gli ultimi liberati di
Bergen Belsen.
(di Primo Fornaciari, articolo apparso sul quotidiano La Voce di Romagna il 15 arile 2012)
giovedì 5 aprile 2012
LA PASQUA DELLA BRIGATA EBRAICA
La festività di Pesach del 1946 sorprese gli uomini della
680esima compagnia Trasporti dell’esercito britannico nella città italiana di
Capua. Questi soldati, ebrei della
Palestina britannica, si trovavano allora in bilico tra due guerre, quella mondiale
appena conclusa e quella che li avrebbe attesi poco più di un anno dopo in
patria, per l’Indipendenza di Israele.
Una copia della Haggadah (il testo della cerimonia) redatta
per loro 66 anni fa , è arrivata fino a noi, conservata in una scatola di legno da uno dei
soldati dell'unità, un autista di 23 anni di nome Nathan Rubin. Questa Haggadah
rappresenta un frammento unico della storia ebraica moderna. In
essa i giovani soldati di Israele leggevano gli antichi fatti dell’Esodo come
una storia attuale, che li riguardava da vicino e li vedeva protagonisti.
Sarebbe toccato a loro infatti dare il maggiore contributo all’esodo che avrebbe portato tanti ebrei d’Europa
sopravvissuti alle persecuzioni nella nuova patria, che dopo duemila anni stava per ritrovare la sovranità
perduta…Come racconta QUESTO bellissimo articolo di Matti Friedman
Buon Pesach/Pasqua a tutti i lettori
domenica 1 aprile 2012
Solidarietà al Commonwealth War Graves Commission
All'inizio di marzo a Bengasi (Libia), si è verificato un episodio di violenza inaudita contro la memoria dei soldati alleati che combatterono per la libertà del Medio Oriente e del mondo durante la Seconda Guerra Mondiale. Un gruppo di fanatici ha divelto lapidi e danneggiato la croce che, al di là di ogni significato religioso particolare, ricorda il sacrificio di uomini di fede ebraica, cristiana e islamica, sepolti in questi luoghi.
Riceviamo dal bollettino della CWGC, che meritoriamente lavora per conservare la memoria dei soldati, il seguente rapporto e volentieri lo pubblichiamo.
http://newsletters.wizontheweb.co.uk/t/ViewEmail/r/C715E35EAFEDC3EE/2DB67FC520C5B6980F8C96E86323F7F9
Riceviamo dal bollettino della CWGC, che meritoriamente lavora per conservare la memoria dei soldati, il seguente rapporto e volentieri lo pubblichiamo.
http://newsletters.wizontheweb.co.uk/t/ViewEmail/r/C715E35EAFEDC3EE/2DB67FC520C5B6980F8C96E86323F7F9
lunedì 30 gennaio 2012
La vita di una cantante “del tempo di guerra”, è morta Yaffa Yarkoni
Yaffa Yarkoni visse la sua vita tra una guerra e l’altra,
come molti israeliani, e prima di avere 20 anni era già vedova di guerra. Il
suo primo marito infatti, Yossi Gustin, arruolato nella Brigata Ebraica, dopo
due mesi che erano sposati morì in Italia. Il Caporale Gustin, del Primo
Battaglione, cadde il 29 marzo 1945, nell’alta valle del Senio, nei pressi di
Riolo. E’ sepolto a Piangipane (Ravenna).
Yaffa Yarkoni si portò dietro tutta la vita l’epiteto di
cantante di guerra, che lei non amava. Ma in fondo, per quanto fosse
un’etichetta, non era priva di fondamento.
Non solo perché cantò spesso per i soldati di Israele al fronte, ma soprattutto
perché le sue canzoni hanno rappresentato, nel corso dei decenni, la colonna
sonora delle vicende dello Stato in guerra, a partire dal 1948 con la guerra
d’Indipendenza.venerdì 27 gennaio 2012
A Osimo (Ancona)
...ricordo della Brigata...
"Mercoledì 01 febbraio 2012 alle ore 10, nella sede dell’ Itis Meucci di Castelfidardo, alla presenza del Presidente della Comunità Ebraica di Ancona Bruno Cohen, studenti e docenti potranno ascoltare le prolusioni di due autorevoli storici, il prof. Primo Fornaciari “In Memoria del soldato Mejler. La brigata ebraica in Italia” e il prof. Ruggero Giacomini “ Il movimento di liberazione nelle Marche” , a seguire assisteranno alla toccante cerimonia presieduta dal Ministro di Culto della Comunità Ebraica di Ancona Nahmiel Ahronne, nel corso della quale nel giardino dell’Istituto verrà piantato un albero, in ricordo dei “Giusti tra le nazioni”, tutti i non ebrei che, a rischio della propria vita, si sono assunti una responsabilità nei confronti del genocidio e hanno cercato di salvare vite di ebrei."
"Mercoledì 01 febbraio 2012 alle ore 10, nella sede dell’ Itis Meucci di Castelfidardo, alla presenza del Presidente della Comunità Ebraica di Ancona Bruno Cohen, studenti e docenti potranno ascoltare le prolusioni di due autorevoli storici, il prof. Primo Fornaciari “In Memoria del soldato Mejler. La brigata ebraica in Italia” e il prof. Ruggero Giacomini “ Il movimento di liberazione nelle Marche” , a seguire assisteranno alla toccante cerimonia presieduta dal Ministro di Culto della Comunità Ebraica di Ancona Nahmiel Ahronne, nel corso della quale nel giardino dell’Istituto verrà piantato un albero, in ricordo dei “Giusti tra le nazioni”, tutti i non ebrei che, a rischio della propria vita, si sono assunti una responsabilità nei confronti del genocidio e hanno cercato di salvare vite di ebrei."
venerdì 20 gennaio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
martedì 17 gennaio 2012
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