domenica 15 aprile 2012

15 aprile 1945

La liberazione di Bergen Belsen



La mattina del 15 aprile 1945 (anche quell’anno il calendario segnava domenica) i carristi dell’undicesima Divisione corazzata inglese avanzavano sui loro carri armati Sherman verso il campo di sterminio di Bergen Belsen. Quei soldati venivano da mesi durissimi di guerra; reduci da battaglie dalla Normandia fino al Reno oltre le cui rive ricacciarono i tedeschi, in quell’ultimo decisivo anno di guerra contarono qualcosa come 1820 compagni caduti. Ma non avevano ancora visto niente di così orribile come Bergen Belsen. Quella mattina di 67 anni fa attraversarono i fitti boschi intorno al campo, in parte incendiati dai duri scontri dei giorni precedenti, e arrivarono ai reticolati.
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Il fetore ammorbava l’aria, cataste di cadaveri insepolti, una umanità dolente che trascinandosi vagava avvolta in stracci putridi. Eppure il campo di Belsen, nelle intenzioni di Hitler e Himmler, doveva esser un “campo di detenzione”, un campo “diverso”, utile a mantenere in vita i prigionieri, in maggioranza ebrei, allo scopo di ottenere un riscatto per il loro espatrio. In realtà, soprattutto negli ultimi mesi, si rivelò un vero e proprio campo di sterminio. Forse peggiore degli altri più noti, dove almeno, nel sistema industriale di massacro, per molti la morte avvenne di corsa. A Belsen si morì di una morte lenta, di fame e di sete, tra febbri tifoidee e dissenteria. Alla fine del ’44 il campo era ormai al collasso per l’arrivo continuo di vagoni dai campi di sterminio evacuati dell’Europa orientale. Negli ultimi due mesi, con una grave epidemia di tifo che imperversava, il campo venne praticamente abbandonato dai carnefici. In questo vero e proprio inferno, tra le migliaia di persone che alla fine del 1944 furono trasferite da Auschwitz, si trovò anche una ragazzina olandese di quindici anni di nome Anna Frank.
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Ricordiamo la liberazione di Bergen Belsen e la vita miracolosamente ritrovata per migliaia di persone. L’impegno finale dei sionisti (tra cui una manciata di soldati della Brigata Ebraica rimasti al campo fino alla fine) che convinsero gli Alleati che bisognava ascoltare le richieste degli ultimi prigionieri: essere riportati a casa in Israele. Erano gli ottomila ebrei polacchi ormai senza patria in Europa, gli ultimi liberati di Bergen Belsen.
(di Primo Fornaciari, articolo apparso sul quotidiano La Voce di Romagna il 15 arile 2012)

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